Carovigno, in provincia di Brindisi.
Castello Dentice di Frasso
Castello Dentice di Frasso
Carovigno ha origini antichissime, risulta, infatti, abitata fin dalla prima età della pietra, come attestano diversi ed interessanti ritrovamenti del paleolitico e del neolitico.
Significativi resti di insediamenti umani, sono tuttora visibili in alcune contrade; gli scavi effettuati hanno infatti consentito il rinvenimento di reperti ossei e ceramici. La testimonianza più eclatante è il ritrovamento a pochi chilometri di distanza, in agro di Ostuni, di Delia, lo scheletro di una donna di circa 20 anni prossima al parto e del suo feto. Il corpo, deposto in una grande buca, è in posizione contratta, col capo ricoperto da una specie di cuffia composta da centinaia di piccole conchiglie.

L'appartenenza della donna ad un gruppo di cacciatori è documentata dai resti del corredo, ossia selci e denti di cavallo e di bue primitivo. La sepoltura, denominata Ostuni 1°, è unica al mondo: risalente a circa 25.000 anni fa, è ubicata nella grotta di Santa Maria di Agnano, presso l'omonima masseria.


Uliveti
Città della Japigia, Carovigno divenne centro fiorente con la civiltà messapica, come dimostra l’importantissimo materiale archeologico esposto nei musei di Egnazia, Brindisi e Taranto.

Il primitivo etimo Carbina dal greco Karbina (fruttifera), sottolinea la sua caratteristica preminente di essere copiosa di olio, vino, mandorle e fichi. In seguito cambia denominazione sino a pervenire all’attuale forma onomastica di Carovigno.

La città fu un centro importante in epoca romana, e la sua confederazione con Brindisi fu un aiuto importante per l'esercito romano durante la seconda guerra punica, contro l'esercito di Annibale. La sua attuale struttura urbana risale comunque al periodo tardo-medioevale e rinascimentale quando gli aragonesi ripresero la costruzione muraria messapica ampliandola e ultimando la costruzione dell'imponente Castello Dentice di Frasso. Il possente maniero si erge nel punto più elevato della città, da cui si gode un grande panorama costiero.

Costa Merlata
La Costa Merlata
Il mare di Carovigno è semplicemente spettacolare. La costa si presenta bassa e rocciosa, con un susseguirsi di cale e calette che ne frastagliano il profilo in modo caratteristico. E’ la cosiddetta Costa Merlata, che si estende ad oriente della Marina di Ostuni e si prolunga fino alla zona di Brindisi. Le località di mare che si incontrano lungo questo percorso sono Torre Pozzella, la bella Torre S. Sabina, il lido Specchiolla (dove affaccia Riva Marina Resort), la zona di Punta Penna Grossa e Apani.

Specchiolla, specchio del cielo, come il nome stesso dice, che si riflette nel mare, è uno di quei posti che fanno della costa salentina un gioiello che tutto il mondo invidia. Diversi chilometri di costa contesi da splendide spiagge e comode scogliere; circondati da immense distese di ulivi secolari e incontaminate oasi naturali, dove ci si continua a stupire delle bellezze faunistiche e floreali della sempre più rara macchia mediterranea

Oasi di Torre Guaceto - Le Dune
Oasi di Torre Guaceto - Le Dune
Il mare si presenta limpido e la presenza di rocce ne rende spettacolare le immersioni subacquee e lo snorkeling. Dal punto di vista naturalistico grande importanza merita la zona di Torre Guaceto, una zona umida protetta, di rilevanza internazionale, situata a soli 2 km da Riva Marina Resort.

Trattasi di un’oasi ecologica in cui convivono, fianco a fianco, bosco di latifoglie e macchia mediterranea. E' il regno di tartarughe, ramarri, beccaccini, anatre, gabbiani, uccelli migratori. Vi è l'odore di rosmarino, alloro, mirto e lentisco. Guaceto fu abitato fin dalla preistoria: gli scavi hanno documentato la presenza di un esteso villaggio databile tra la tarda età del bronzo e la prima età del ferro. Il suo nome deriverebbe dall'arabo Gawsit, che vuol dire "acqua" o "fiume", per la presenza nell'oasi di acqua dolce; ha una torre di avvistamento costruita nel XV secolo per contrastare gli sbarchi dei Saraceni, che devono avere comunque utilizzato notevolmente quell'approdo.

Torre Guaceto
Torre Guaceto
La torre è ancora oggi una vigile sentinella, a difesa dai nuovi pirati che a più riprese negli anni passati hanno tentato di trasformare, una zona di incomparabile bellezza, riconosciuta già dal 1971 secondo la convenzione di Ramsar zona umida d’importanza internazionale, in un agglomerato... turistico. Oggi la giusta fruizione turistica di questo tratto di costa è assicurata da un consorzio di gestione formato dai comuni di Carovigno e Brindisi e dal WWF Italia.

Il continuo monitoraggio del WWF ne ha preservato l’aspetto più interessante, quello naturalistico: passeggiando in prossimità della torre, la cosa che colpisce di più è la coesistenza, in un’area ridottissima, di tre ecosistemi diversi che interagiscono tra di loro, influenzandosi a vicenda: la macchia mediterranea, la zona umida e il mare.

Il mare di Torre Guaceto
Il mare di Torre Guaceto
L'ecosistema più presente è quello marino, dichiarato riserva naturale marina nel 1990 e istituita nel 1991, grazie agli studi effettuati dal WWF che ne hanno individuato l'importanza biologica. La protezione di queste zone ha permesso che la diversità biologica ne fosse favorita, tanto da poter trovare sott'acqua scenari che nulla hanno da invidiare a fondali esotici e molto più pubblicizzati. La purezza dell'acqua è subito indicata dalla presenza della Posidonia oceanica, una pianta superiore marina, dotata di apparato radicale, di fiori, frutti e foglie, che è facile ritrovare spiaggiata sul litorale in grossi banchi. Questa pianta in alcuni punti forma delle vere e proprie praterie che offrono rifugio a vari organismi, come al tordo, un pesce dal mimetico colore verdastro che nello stadio giovanile è sempre di sesso femminile e nello stadio adulto è di sesso maschile, a varie specie di gasteropodi opistobranchi, al riccio di prateria, riconoscibile per la colorazione violacea degli aculei punteggiati da grani bianchi. La popolazione ittica ha beneficiato fortemente dell'istituzione della riserva, che è diventata un importante luogo di riproduzione e di crescita degli stadi giovanili. E' facile ritrovarsi circondati da sciami di latterini, immergersi e incontrare vicino alla sua tana uno sciarrano, che non fugge dinanzi al subacqueo che gli si avvicina ma al contrario lancia occhiate di sfida. La bellezza dei fondali è completata dagli svariati colori degli invertebrati marini, quali le stelle marine e le attinie o comuni pomodori di mare. Fra gli echinodermi presenti vanno ricordati i ricci di scogliera, le spugne e i cetrioli di mare, tra i molluschi polpi e seppie, tra i crostacei aragoste e granchi, tra i celenterati anemoni e attinie.
Altro ecosistema presente a Torre Guaceto è la zona umida alimentata da fonti sorgive sotterranee e costituita essenzialmente da canne di palude che ospitano numerosissime specie di uccelli che vi nidificano. I numerosi specchi d'acqua che si trovano in prossimità della strada che porta alla torre rappresentano un ottimo punto di osservazione per chi voglia scoprire da vicino la bellezza della fauna e della flora locale. Questi specchi permettono la presenza di una grande varietà di uccelli, sia stanziali, come il falco di palude, che migratori, come l'airone cenerino e la garzetta dalla particolare tecnica di pesca. Tra gli animali presenti nella zona umida abbiamo anche molte varietà di anfibi e di rettili, oltre che vari invertebrati come libellule, geridi e tafani o mosche cavalline. Tra gli animali che si possono trovare all'interno della macchia abbiamo il tasso, le cui tane scavate nelle dune sono facilmente osservabili, la volpe, che lascia sulla spiaggia delle orme facilmente riconoscibili per la forma triangolare. La zona umida possiede vari canali che la mettono in comunicazione con la laguna di acqua marina disegnata dal promontorio della torre; questi permettono il passaggio dal mare all'acqua salmastra della palude di varie specie ittiche, quali cefali e anguille, chiamate eurialine, capaci di sopravvivere a grossi stress osmotici. La palude è importante luogo di riutilizzo della materia organica morta, che viene decomposta nei componenti inorganici più semplici e rimessa nel ciclo naturale.

La macchia mediterranea
La macchia mediterranea
Il clima mite e la mancanza di sostanziali sbalzi di temperatura ha permesso lo sviluppo di un particolare genere di vegetazione di piccole dimensioni. La macchia mediterranea che circonda l'area di Torre Guaceto è composta da ginepri coccolone sempreverde (gli esemplari maschi fioriscono, e le femmine fruttificano con bacche chiamate coccole); il lentisco, anch'esso sempreverde (riconoscibile dalle foglie paripennate e dalle bacche rosse, la cui resina essiccata veniva usata anticamente come gomma da masticare e da cui si estraeva un olio per lampade) il pino d'Aleppo, il cisto, ritrovabile in diverse varietà (cisto maschio e femmina, marino) l'ipocisto (un parassita del cisto) il mirto (dalle bacche nere e fortemente aromatico), il timo, dagli affascinanti fiori di colore violaceo, la scilla, una geofita capace di resistere agli incendi grazie al suo bulbo sotterraneo ricco di sostanze nutritive nel quale si rifugia, usata per consolidare la pietra leccese, materiale principe del barocco salentino. La presenza della macchia mediterranea è favorita dall'azione protettiva offerta dal cordone dunale che difende lo spazio retrodunale occupato dalla vegetazione mediterranea dal vento di mare. Le dune si formano grazie all'azione del vento che trasportando i granelli di sabbia deposita quelli più grandi quando c'è un ostacolo. Il loro consolidamento avviene con l'aiuto delle piante pioniere che con le loro radici molto ramificate trattengono e compattano il materiale sabbioso. Questo permette la successiva colonizzazione delle piante della macchia mediterranea, meno adatte a vivere nelle condizioni altamente stressanti trovabili sull'arenile.

Macchia mediterranea, dune sabbiose, paludi con anfibi e uccelli migratori, spiagge giallo oro, mare trasparente e fondali di praterie di Poseidonia sono le peculiarità di questo luogo.

Artigiano
Un artigiano a lavoro
Ma Carovigno non è soltanto questo. Carovigno si riconosce anche nella fatica dei suoi contadini, abili nel ricavare dalla terra le materie prime della gustosa cucina salentina, nella produzione dell’olio extravergine d’oliva e di altri prodotti tipici, si riconosce nell’artigianato, che anche se non più fiorente come una volta, resiste con passione anche in tempi recenti, nonostante la crescita delle moderne attività. E’ ancora possibile trovare i tradizionali panieri (panaru) confezionati a mano con canne e ramoscelli d’ulivo.

Vita contadina
Vita contadina
Vi è ancora qualche donna che si cimenta a confezionare coperte, asciugamani e fazzoletti di lana con il telaio (la tessitrice è uno dei personaggi che simboleggiano le attività della terra di Brindisi nella grande tela del salone di rappresentanza della Provincia, dipinta nel 1949 da Mario Prayer); ma vi sono ancora donne che lavorano completamente a mano tappeti, arazzi, coperte, tovaglie, impreziosite con decorazioni secondo tecniche tramandate da secoli. L’arte del ricamo molto sviluppata in tempi passati, è oggi quasi scomparsa. Molto fiorente, invece, la lavorazione del ferro battuto e la lavorazione del legno per i mobili rustici da cucina.

La Nzegna
La Nzegna
Particolare e caratteristica la produzione di bandiere: Carovigno viene chiamata la Citta della ‘Nzegna (‘Nzegna = insegna, bandiera) ed il simbolo della città è appunto una bandiera a scacchi in nome della quale vengono a singolar tenzone le varie contrade cittadine il giorno del martedì dopo Pasqua.

Sono presenti a Carovigno vari gruppi di sbandieratori, alcuni dei quali partecipano a buon diritto a competizioni nazionali ed internazionali conquistando prestigiosi trofei.

Gruppo di sbandieratori di Carovigno
Un gruppo di sbandieratori di Carovigno