Alto Salento

Il cuore del territorio altosalentino si situa in provincia di Brindisi, nella parte più a nord, al confine con la provincia di Taranto e non lontano dalla provincia di Bari.

Tutto l’Alto Salento è caratterizzato dal paesaggio della pietra con innumerevoli testimonianze del rapporto degli abitanti con l’ambiente e la natura del territorio. L’architettura rurale mostra la storia e la cultura di un popolo, architettura non è solo costruzione ma tutto l’insieme dell’ambiente circostante. Masserie, trulli, lamie, casine padronali e ancora frantoi ipogei, chiese rurali, cappelle campestri, cripte, acquari e muretti a secco, il tutto immerso nel verde delle nostre campagne.

La vasta campagna è un unicum, una sorta di parco spontaneo ricco di querce e ulivi secolari, trulli, un reticolo di muretti a secco e terrazzamenti lungo i declivi.

Il territorio è anche folclore, tradizioni ed espressioni della cultura popolare di un recente passato che ha le radici nella 'terra', nella ciclicità degli elementi della natura, in credenze popolari, miti e superstizioni.

Le risorse turistiche altosalentine sono tante e si possono riassumere nei tre colori che identificano il territorio: l'azzurro del mare e del cielo per tanti giorni all'anno, il verde degli uliveti e dei boschi di macchia mediterranea e il bianco dei centri storici e dei trulli.


Gli uliveti


Uliveto
Gli uliveti capillarmente diffusi dalla collina alla costa (Piana degli Ulivi), contraddistinguono in modo predominante il paesaggio del territorio; si parla da tempo di una loro maggiore tutela con l’istituzione di un parco agrario. E' invece già realtà la "strada del parco agrario degli ulivi secolari dell'Altosalento" per tutelare e promuovere l'enorme patrimonio archeologico, storico e naturalistico che contraddistingue il paesaggio rurale dell'Altosalento dominato da maestosi ulivi.

Per l’olio già dal 1996 è stata riconosciuta la denominazione di origine protetta DOP Collina di Brindisi che interessa tutti i cinque comuni del "consorzio Alto Salento" e i comuni di Cisternino, Fasano e Villa Castelli (che sono anche loro geograficamente e culturalmente Altosalento). E’ stato istituito un itinerario denominato "strada dell’olio extravergine di oliva DOP Collina di Brindisi" che si snoda ad anello per 140 km e ha il suo fulcro a San Vito dei Normanni dove ha sede il museo dell’olio. Il museo, ospitato nelle sale dell’antico convento dei padri domenicani, racconta la storia dell’olio e dell’arte legata alla sua produzione attraverso l’esposizione di strumenti e oggetti di lavoro. Annesso al museo dell’olio vi è il museo della civiltà rurale, arnesi e attrezzi della nostra civiltà contadina.


I Trulli


I Trulli
Le casedde, come vengono popolarmente chiamati i trulli nell'Altosalento e in Valle d'Itria, sono davvero costruzioni senza tempo in un paesaggio fiabesco che incanta per le sue geometrie fatte di trulli, muretti a secco, vigneti e uliveti.
A ben osservare i trulli sembrano proprio dei personaggi da favola con il loro bianco cappello, e sono lì a ricordarci la determinazione e la tenacia dell'uomo a trasformare in suo favore condizioni ambientali avverse, a trasformare la pietra, di cui abbonda il territorio collinare altosalentino, da fattore negativo di ostacolo alla coltivazione a fattore positivo di materia prima per i terrazzamenti, per i muretti a secco e per la costruzione delle proprie dimore.



Interno di un trullo
Sino agli anni cinquanta il trullo rappresentava la costruzione tipo delle nostre campagne, la sua costruzione costava un terzo che una casa in muratura. Oggi non è più così, ma si assiste a un recupero e restauro degli antichi trulli e persino a nuove costruzioni a trullo grazie a nuovi muratori che con passione e impegno tramandano l'arte antica del trullaro sotto la guida attenta di arzilli maestri ultrasettantenni.
E non mancano alberghi a quattro stelle sotto forma di trulli.


Le Masserie


Una masseria tipica
Insieme al trullo un altro segno caratteristico dell’Altosalento è rappresentato dalla masseria (fattoria), che si inserisce nel solco di una tradizione risalente alle villae rustiche romane. Ma l’origine del maggior numero di masserie è da far risalire al Medioevo e al latifondo feudale, altre sono del XVIII- XIX sec. Quelle di origine medievale erano come delle cittadelle fortificate munite di torri merlate e alte mura di cinta; mentre scenografiche scalinate, loggiati, statue stemmi riportano ai fasti di quella borghesia che nel settecento ottocento trasferì in campagna i modelli e gli stili in voga nelle cittadine.

Queste strutture architettoniche sono circa 500 nelle campagne altosalentine e spesso attribuiscono il nome alle contrade. Nelle contrade, nelle costruzioni a trullo, vivevano le famiglie contadine che per lo più lavoravano nelle terre del proprietario.

In generale le masserie costituivano l’entità rurale base, caratterizzata dal passaggio, dal feudalesimo alla borghesia terriera e tutto s’intreccia con la quotidiana vita di quel popolino di fattori, contadini, pastori che ancorò la propria vita ai complessi masserizi. Le masserie erano, e lo sono ancora in molti casi, le industrie del territorio: opifici attivi e proiettati nel futuro; a ridosso delle vecchie masserie sono sorti frantoi oleari, caseifici, o aziende di trasformazione di prodotti agricoli. Beninteso, le masserie assolvono ancora le loro antiche funzioni, ma sono integrate da nuove strutture nel rispetto della tradizione. Altre masserie sono oggi aziende agrituristiche, per accostarsi ai ritmi della vita agreste, ritrovare suoni, odori e colori dimenticati, scoprire che ciò che altrove si chiama folclore e qui, invece, è quotidianità.