Diagnostica clinico-strumentale nella PEFS
A. Di Carlo
Istituto S. Gallicano-IRCCS Roma
L’etiopatogenesi della cellulite è tuttora incerta, ma oggi viene data particolare importanza, sulla base degli studi di Merlin e Curri al fattore vascolare. Questa ipotesi sarebbe peraltro avvalorata dal riscontro istopatologico che mostra in questi casi la presenza di vasi dilatatati e trombotici, con infiltrati linfomonocitari perivascolari e periannessiali (Binazzi). Altri dati che si osservano alla microscopia ottica quali l’essudazione, la lipodistrofia, la fibroplasia, la fibrosi e la sclerosi sarebbero piuttosto da considerare quali elementi secondari. Il termine quindi più comprensivo di panniculopatia angio-edemato-fibrosclerotica sec. Curri viene appunto a sottolineare l’importanza delle microangiopatia nella patogenesi della cellulite.
Numerose sono le tecniche di laboratorio e strumentali che si possono impiegare sia a scopo diagnostico che per il follow-up della cellulite, tra cui la plicometria, l’ecografia e la RNM. Questi esami peraltro forniscono dati anatomo-morfologici che poco aggiungono all’obiettività clinica e non consentono di valutare aspetti dinamici per es. il controllo dopo terapia.
Più indicate sono le metodiche di studio del microcircolo, alla base come detto della patogenesi dell’affezione, come il laserdoppler, l’ultrasonografia e la teletermografia. Quest’ultima in particolare consente rispetto alle altre di valutare in maniera selettiva il flusso vascolare dermo-ipodermico, in cui verosimilmente ha sede il primum movens della PEFS. Fin dagli anni 70 alcuni Autori avevano infatti segnalato mediante questa tecnica un aspetto del tutto peculiare, caratterizzato dalla presenza di aree puntiformi o chiazze con gradiente ipertermico su fondo diffusamente ipotermico, tali da richiamare un aspetto mouchetée o a cielo stellato.
Di Carlo A. 2